SCRITTO E DIRETTO DA
Liv Ferracchiati
CON
(in ordine alfabetico)
Linda Caridi,
Chiara Leoncini,
Alice Raffaelli
E LA PARTECIPAZIONE VIDEO DI
Laura Marinoni
DRAMATURG DI SCENA
Greta Cappelletti
AIUTO REGIA
Laura Dondi
SCENE
Lucia Menegazzo
COSTUMI
Laura Dondi
LUCI
Giacomo Marettelli Priorelli
SUONO
Giacomo Agnifili
DIRETTORE DI SCENA
Emiliano Austeri
FONICO
Giacomo Agnifili
SEGRETARIA DI COMPAGNIA
Sara Toni
FOTO DI SCENA
Lucia Menegazzo
TEASER E PROMOZIONE
Andrea Campanella
RIPRESE E MONTAGGIO VIDEO
Studio Carabas
LOCANDINA
Ehsan Mehrbakhsh
UFFICIO STAMPA
Roberta Rem,
Maddalena Peluso,
Francesca Torcolini
PROGETTO DELLA COMPAGNIA THE BABY WALK
PRODUZIONE
Centro Teatrale MaMiMò e
Teatro Stabile dell’Umbria/Terni Festival
in residenza a Campo Teatrale Milano
in collaborazione con Residenza Artistica Multidisciplinare presso CAOS - centro arti opificio siri a Terni
si ringrazia Gabriele Dario Belli e ForToMan
durata 85 minuti
Liv Ferracchiati
CON
(in ordine alfabetico)
Linda Caridi,
Chiara Leoncini,
Alice Raffaelli
E LA PARTECIPAZIONE VIDEO DI
Laura Marinoni
DRAMATURG DI SCENA
Greta Cappelletti
AIUTO REGIA
Laura Dondi
SCENE
Lucia Menegazzo
COSTUMI
Laura Dondi
LUCI
Giacomo Marettelli Priorelli
SUONO
Giacomo Agnifili
DIRETTORE DI SCENA
Emiliano Austeri
FONICO
Giacomo Agnifili
SEGRETARIA DI COMPAGNIA
Sara Toni
FOTO DI SCENA
Lucia Menegazzo
TEASER E PROMOZIONE
Andrea Campanella
RIPRESE E MONTAGGIO VIDEO
Studio Carabas
LOCANDINA
Ehsan Mehrbakhsh
UFFICIO STAMPA
Roberta Rem,
Maddalena Peluso,
Francesca Torcolini
PROGETTO DELLA COMPAGNIA THE BABY WALK
PRODUZIONE
Centro Teatrale MaMiMò e
Teatro Stabile dell’Umbria/Terni Festival
in residenza a Campo Teatrale Milano
in collaborazione con Residenza Artistica Multidisciplinare presso CAOS - centro arti opificio siri a Terni
si ringrazia Gabriele Dario Belli e ForToMan
durata 85 minuti
STABAT MATER
TRILOGIA SULL’IDENTITÀ - CAPITOLO II
ideazione Liv Ferracchiati
ideazione Liv Ferracchiati
In Stabat Mater, secondo capitolo della Trilogia sull'identità, viene raccontata la vicenda di un trentenne, scrittore, uomo di cui si possono notare gli aspetti più ordinari nonostante egli stia vivendo una situazione straordinaria. Tale straordinarietà consiste nel vivere al maschile quando tutti, almeno inizialmente, osservino come il suo corpo abbia sembianze femminili.
Il tema centrale è l’emancipazione dalla madre, la difficoltà di diventare adulti.
Anche in questo spettacolo vengono messe in discussione le certezze a cui ci appigliamo per non cadere in un territorio che potrebbe sfuggire al nostro controllo.
La direzione dell’attore si fonda sullo sforzo costante di una ricerca dell’autenticità, è una sorta di seconda partitura testuale fatta di pause, relazioni, ritmi martellanti o blandi.
Dinamiche emotive ogni volta rinnovate dall’ascolto dell’unicità del momento, una parola recitata, a tratti smozzicata, che, organica alla drammaturgia del testo, alterna momenti di quotidianità esasperata ad invenzioni che la vanno ad alterare, come quando i “Pensieri Elementari” del protagonista sospendono dialoghi e intreccio.
I “Pensieri Elementari” sono gli a parte di Andrea, quei passaggi nei quali sfoga la sua piena emotiva e passionale con monologhi in metrica, che mostrano le trame del suo teatro interiore.
Così, quando si sente perso, ormai senza più difese, vinto dall’innamoramento per la sua Analista, dal proscenio scaglia sul pubblico la sua furia amorosa contro l’anello al dito della donna, che per lui è il segno dell’ordine sociale al quale non può e non vuole adeguarsi.
Come Frodo ne “Il Signore degli Anelli”, Andrea vuole distruggerlo quell’anello e sente che la Natura, solidale, si impenna, sconvolge il Mondo con spaventosi cataclismi e condanna a morte la Norma ostile a lui e al suo amore.
Il testo di Stabat Mater ha vinto il Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017.
“La Trilogia sull’Identità è il racconto di storie ordinarie in cui il transgenderismo non è l’unico centro. Trattare il tema dell’identità di genere per noi ha significato interrogare la nostra natura di esseri umani e la nostra possibilità di essere liberi. La raccolta dei materiali per questo progetto inizia nel 2013 e siamo arrivati alla conclusione che la transizione è, prima di tutto, un percorso mentale verso la costruzione dell’identità di un individuo. I cambiamenti fisici, seppure fondamentali per alcune persone transgender, non crediamo siano il fulcro della questione e, a poco a poco, non sono più stati nemmeno il fulcro della nostra indagine. Andando avanti nel nostro percorso teatrale ci siamo accorti che non era poi così interessante nemmeno l’identità di genere, ma, per dirlo con le parole di Paul B. Preciado: «[…] La cosa importante era opporsi alla standardizzazione che identifica come patologia quello che non riconosce. Il resto è una tassonomia, un sistema di classificazioni […].». Il materiale raccolto è stato ripartito in tre spettacoli, dando vita a tre differenti proposte di linguaggio: peter pan guarda sotto le gonne, mostra la parola come mancanza e incapacità di comunicarsi, stabat mater la innalza a strumento di rappresentazione e ricostruzione della propria identità, mentre in un eschimese in amazzonia diventa metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi.”
Liv Ferracchiati / The Baby Walk
Il tema centrale è l’emancipazione dalla madre, la difficoltà di diventare adulti.
Anche in questo spettacolo vengono messe in discussione le certezze a cui ci appigliamo per non cadere in un territorio che potrebbe sfuggire al nostro controllo.
La direzione dell’attore si fonda sullo sforzo costante di una ricerca dell’autenticità, è una sorta di seconda partitura testuale fatta di pause, relazioni, ritmi martellanti o blandi.
Dinamiche emotive ogni volta rinnovate dall’ascolto dell’unicità del momento, una parola recitata, a tratti smozzicata, che, organica alla drammaturgia del testo, alterna momenti di quotidianità esasperata ad invenzioni che la vanno ad alterare, come quando i “Pensieri Elementari” del protagonista sospendono dialoghi e intreccio.
I “Pensieri Elementari” sono gli a parte di Andrea, quei passaggi nei quali sfoga la sua piena emotiva e passionale con monologhi in metrica, che mostrano le trame del suo teatro interiore.
Così, quando si sente perso, ormai senza più difese, vinto dall’innamoramento per la sua Analista, dal proscenio scaglia sul pubblico la sua furia amorosa contro l’anello al dito della donna, che per lui è il segno dell’ordine sociale al quale non può e non vuole adeguarsi.
Come Frodo ne “Il Signore degli Anelli”, Andrea vuole distruggerlo quell’anello e sente che la Natura, solidale, si impenna, sconvolge il Mondo con spaventosi cataclismi e condanna a morte la Norma ostile a lui e al suo amore.
Il testo di Stabat Mater ha vinto il Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017.
“La Trilogia sull’Identità è il racconto di storie ordinarie in cui il transgenderismo non è l’unico centro. Trattare il tema dell’identità di genere per noi ha significato interrogare la nostra natura di esseri umani e la nostra possibilità di essere liberi. La raccolta dei materiali per questo progetto inizia nel 2013 e siamo arrivati alla conclusione che la transizione è, prima di tutto, un percorso mentale verso la costruzione dell’identità di un individuo. I cambiamenti fisici, seppure fondamentali per alcune persone transgender, non crediamo siano il fulcro della questione e, a poco a poco, non sono più stati nemmeno il fulcro della nostra indagine. Andando avanti nel nostro percorso teatrale ci siamo accorti che non era poi così interessante nemmeno l’identità di genere, ma, per dirlo con le parole di Paul B. Preciado: «[…] La cosa importante era opporsi alla standardizzazione che identifica come patologia quello che non riconosce. Il resto è una tassonomia, un sistema di classificazioni […].». Il materiale raccolto è stato ripartito in tre spettacoli, dando vita a tre differenti proposte di linguaggio: peter pan guarda sotto le gonne, mostra la parola come mancanza e incapacità di comunicarsi, stabat mater la innalza a strumento di rappresentazione e ricostruzione della propria identità, mentre in un eschimese in amazzonia diventa metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi.”
Liv Ferracchiati / The Baby Walk